Le tradizioni popolari, la leggenda del mito delle Sirene, la devozione mariana, aneddoti e curiosità, l’intarsio ligneo, nonché poeti e musicisti dei secoli passati, rivivono ancora nei borghi della penisola. Si parte da Vico Equense, comune rinomato per il Festival internazionale delle tradizioni popolari che si svolge ogni mese di agosto basato sullo scambio culturale tra popolazioni lontane, attraverso canti, balli e suoni. Rinomata è anche la Festa delle Pacchianelle, una delle più importanti manifestazioni natalizie che pullulano nella penisola. È dal 1909, infatti, che il 6 gennaio si svolge l’affascinante presepe vivente con oltre 300 figuranti che sfilano in costumi ispirati al settecentesco presepe napoletano. La suggestiva manifestazione è detta delle “pacchianelle” per la partecipazione al corteo itinerante di decine di bambine e donne che, sotto gli sguardi rapiti dei turisti, sfilano in abiti contadineschi portando in dono al bambin Gesù tanti prodotti tipici locali.
Abbandonata Vico incontriamo il piccolo centro di Alimuri. La leggenda narra che il nome di questo centro è legato ad una delle incursioni dei saraceni che, giunti dalla costa di Amalfi nel 1558, piombarono all’improvviso facendo razzie e imbarcando prigionieri. La leggenda fa risalire al grido disperato delle donne, (Aho, i mori!) il nome di Alimuri. Paese immediatamente successivo e di analoga tradizione marinara è Meta di Sorrento, come testimoniato dai palazzotti dei capitani di lungo corso e degli armatori che sorgono nel centro abitato. La tradizione vuole che nell’antichità sorgesse a Meta un tempio dedicato a Minerva sul cui sito sorge attualmente la basilica dedicata alla Madonna del Lauro.
Proseguendo lungo la costa ci si immerge nelle numerose le manifestazioni folcloristiche e religiose che nel corso dell’anno costellano il piccolo cielo di Piano di Sorrento, testimonianza della volontà di conservare inalterato un patrimonio culturale che si perde nei secoli: il Natale a Piano, nel mese di dicembre; il Carnevale, che si svolge nel mese di febbraio; la Rappresentazione storica della Passione, il mercoledì Santo, e A qualcuno piace Piano, una serie di manifestazioni artistico-culturali, che si tengono nel periodo estivo dal primo luglio al 31 agosto. Per gli amanti della letteratura, Piano offre una manifestazione permanente a sfondo culturale, denominata I Salotti letterari, nonché la Rassegna di musica classica che si tiene nel mese di maggio. Un appuntamento immancabile è la manifestazione dei Colli in festa che ogni anno, dal 26 al 29 giugno, si tiene presso la piccola frazione di Colli San Pietro e che mira a valorizzare e promuovere la cultura e le tradizioni contadine attraverso la riscoperta di antichi mestieri e mostre di carrozza d’epoca.
Si tratta della rievocazione di un’antica festa contadina risalente ad oltre mille anni fa, propiziatrice del buon raccolto, organizzata dai monaci benedettini dell’Abbazia di San Petri ad Germinam (attualmente Antico Parco del Principe) in concomitanza della quale veniva allestita una fiera, vera attrazione per i paesi limitrofi.
Da Piano di Sorrento si giunge a Sant’Agnello che prende il nome dal Santo patrono venerato nella chiesa barocca sita in piazza Sant’Agnello. La tradizione vuole che i mariti delle partorienti si rechino presso la statua del Santo anche dai centri vicini per chiedere la buona riuscita del parto. Grande tradizione è legata alla tenuta della Cocummella che nel 1597 fu donata da un nobile di Sorrento, Gianvincenzo De Angelis, ai gesuiti affinchè diventasse la loro sede e che, dopo vari ampliamenti, cadde in disuso nella metà del XVIII secolo in seguito all’espulsione dei gesuiti dal Regno di Napoli.
Fu quindi soppresso e, fatta eccezione per la chiesa, divenne sede dell’odierno Hotel Cocummella, perla del soggiorno in penisola sorrentina, dove vi hanno soggiornato personaggi eminenti quali il Duca di Wellinghton, Giuseppe Bonaparte, Gioacchino Murat e lo scrittore inglese George Gordon Byron. Avvolta da un alone di mistero è la villa Nicolini, in località Marinella, della seconda metà del XVIII secolo intorno alla quale aleggiano storie di spiriti maligni e di superstizione. Si giunge quindi a Sorrento, la mitica terra delle Sirene cantata da Giovan Battista De Curtis nella famosa canzone conosciuta in tutto il mondo, Torna a Surriento, che ispirò Wagner, Giuseppe Verdi e il nostro grandissimo Enrico Caruso. Caratteristica qualificante di Sorrento è il suo artigianato soprattutto l’intarsio del legno e la ceramica. Proseguendo su Via San Nicola, infatti, si trova il fabbricato che ospita il Museobottega della Tarsia lignea, nato con l’intento di dare continuità alla storia della tarsia sorrentina con la progettazione e la commercializzazione di una produzione culturalmente rinnovata. Si tratta di una struttura mirata alla valorizzazione di quei comparti dell’artigianato artistico che, oltre ad un passato da documentare, hanno ancora oggi una grande realtà produttiva.
Il palazzo settecentesco che ospita questo tesoro inestimabile, è custode di mobili e di oggetti vari dell’ottocento che evidenziano gli aspetti tecnici e decorativi delle singole botteghe di intarsio dell’epoca.
Il percorso continua con il forte culto religioso di Massa Lubrense che si respira soprattutto nel periodo pasquale. Da ricordare è La camminata dei 23 Casali che si svolge ogni anno nei giorni del Sabato Santo e della Festa della Liberazione (25 aprile) con lo scopo di riscoprire la macchia mediterranea all’ombra di alti uliveti. Nel corso della passeggiata ci si può soffermare ad osservare luoghi particolari e accedere ad alcune chiese minori, come S. Giuseppe a Prasiano, S. Maria del Campo e S. Maria di Loreto, solitamente chiuse e quindi sconosciute ai più.
Il 13 giugno si svolge la Festa di Sant’Antonio alla Marina del Cantone: i pescatori portano a spalla la statua del santo tra le case di Nerano per poi allontanarsi in barca, mentre i gozzi seguono in processione la statua nelle baie, per poi dirigersi verso Positano. Ci si sposta, quindi, a Punta Campanella lembo estremo della penisola, dove si vuole che Ulisse, come scrive Strabene, abbia innalzato un tempio alla dea Atena (Minerva per i romani) dopo la guerra di Troia, dove oggi si ammirano i resti di un’antica villa romana nell’area archeologica. Secondo un’antica leggenda nella mitica Punta Campanella “veleggia di notte un antico vascello, governato da una ciurma di antichi romani che blocca lo stretto tra la punta e Capri”, come ricordato da Norman Douglas, che amò e visse in questi luoghi, nella sua opera “La Terra delle Sirene”.