Viaggio alla scoperta della storia delle tre principali processioni di Sorrento
Le processioni della settimana santa a Sorrento sono tre: la visita agli Altari della reposizione che si svolge il Giovedì sera ed è organizzata dall’Arciconfraternita del S.S Rosario, in seguito, la notte tra Giovedì e Venerdì avviene la processione della Vergine (incappucciati bianchi) organizzata dall’Arciconfraternita di Santa Monica ed infine la sera del Venerdì si svolge la processione del Cristo Morto (incappucciati neri) dell’Arciconfraternita della morte (che è unita a quella di San Catello).
L’Arciconfraternita del S.S. ha sede nella chiesa dei santi Felice e Bacolo che sorge su un antico tempio e già Cattedrale di Sorrento fino al XV sec., quando fu terminata e consacrata la nuova Cattedrale intitolata ai SS. Filippo e Giacomo.
Questa Arciconfraternita prosegue ai giorni nostri, una tradizione che risale almeno al 1630 (data di cui abbiamo documentazione attraverso una stampa) che è la processione per la visita agli Altari della reposizione delle chiese di Sorrento (oggi chiesa di San Francesco, chiesa delle Grazie, Basilica di Sant’Antonino patrono della città,del Carmine e Cattedrale).
Accompagna la processione il padre spirituale che ha il compito di guidare i vari momenti di preghiera davanti al Santissimo.
La curiosità è che un piccolo cambiamento nel corso dei secoli c’è stato, infatti, oggi i confratelli non indossano i cappucci, come invece avveniva in passato.
La processione degli incappucciati bianchi, invece, sfila di notte portando la Madonna che, nella tradizione e nell’immaginario collettivo, cerca il suo Figlio. Tale rappresentazione della Madonna presenta un vestito diverso rispetto all’icona del Venerdì.
Al seguito i confratelli portano i “martiri”, cioè oggetti riprodotti della Passione di Cristo quali la corona di spine, i chiodi, i dadi, la frusta, la colonna, la tunica, il gallo, ecc. e due statuine della Madonna e del Cristo e fiaccole che rendono l’atmosfera più tesa e carica di misticismo perché in tutti si accende il ricordo di quella notte di infamia e di amore ripudiato.
Il Venerdì la città vive in un’aria sospesa; si aspetta, si spera.
Il pomeriggio si vedono molte persone, tutte vestite di nero, che si avvicinano alla chiesa Dei Servi di Maria che è sede della congrega per partecipare alla pia pratica e si attende l’imbrunire per portare, incappucciati, le statue del Cristo Morto e della Madre, anche in questo caso accompagnate dai simboli della Passione.
Anche in questo caso si tratta di una tradizione antichissima, infatti, la storia ci dice che l’Arciconfraternita di San Catello, co-patrono, che già organizzava la visita agli Altari, essendo stata demolita la loro chiesa chiesero ospitalità ai Servi di Maria e quindi interruppero la loro pratica per unirsi alla processione nera (oggi, infatti, chi diviene confratello della morte, diviene automaticamente anche confratello di San Catello.
È importante dire che queste tre processioni sono anche un simbolo culturale. Basti pensare alla statua del Cristo Morto che sebbene di autore ignoto, ha attirato molti studiosi e critici d’arte, tra i quali Vittorio Sgarbi, i quali hanno messo in luce che si tratta di un unico blocco lavorato, senza contare che all’interno delle chiese delle tre “fraternitas” sono custodite opere d’arte di pregevole valore, conservate e trasmesse a noi grazie alla cura dei confratelli delle confraternite e di Sorrento.