Melannurca Campana

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Melannurca

Melannurca

All’occhio si presenta come un frutto di pezzatura medio-piccola, di forma appiattita o rotondeggiante, con buccia rossa striata ed una peculiare area rugginosa in corrispondenza del peduncolo. La polpa e succosa, soda, croccante, dolce, gradevolmente acidula e profumata, di eccellente sapore. Non c’e da stupirsi che l’Annurca per le sue tante qualità venga definita la “regina delle mele”. E la Mela Annurca è solo campana, anzi è autentico e perenne simbolo della melicoltura regionale, di cui continua a rappresentare, oggi come ieri, il fiore all’occhiello. Si tratta infatti di una varietà molto antica, tanto da essere riconoscibile addirittura in alcuni affreschi pompeiani della Casa dei Cervi ad Ercolano.

Luogo d’origine del gustosissimo frutto sarebbero le campagne puteolane, famose in passato per la loro fertilità. Cosi, proprio per la provenienza da Pozzuoli, un tempo ritenuta sede degli Inferi, il grande naturalista romano del I sec. d.C. Plinio il Vecchio chiama queste mele “Mala Orcula”, perche si producevano intorno all’Orco (l’oltretomba). Di qui gli appellativi “anorcola” e “annorcola” utilizzati successivamente per le mele locali fino al 1876, quando compare per la prima volta ufficialmente il nome “annurca”.

L’Annurca e coltivata in tutte le province della Campania, anche se esistono zone tradizionalmente vocate dove si concentra la maggior parte della produzione: l’area Giuglianese-Flegrea (nel Napoletano), la Maddalonese, l’Aversana e la Teanese (nel Casertano), le Valli Caudina-Telesina e il Taburno (in provincia di Benevento). Con 60.000 tonnellate medie annue, raccolte in ottobre, l’Annurca forma circa il 60% della produzione regionale di mele e circa il 5% di quella nazionale. A rendere questa mela una realtà del tutto particolare contribuiscono, oltre alla sua antichissima tradizione, alcune tecniche specifiche adottate per produrla.

Uno degli aspetti che più esaltano la tipicità della “regina delle mele” consiste nell’arrossamento a terra nei cosiddetti “melai”, visto che l’Annurca al momento della raccolta e ancora in gran parte di colore verde e la sua caratteristica colorazione rossa sarà il risultato dell’azione combinata dei raggi solari e delle abili mani che periodicamente rigirano le mele distese su terreni appositamente preparati per accoglierle, esponendo via via alla luce la parte dei frutti meno colorata. Un trattamento, questo, che puo durare dai 20 ai 50 giorni. Anticamente le mele annurche venivano fatte arrossare su “cannutoli”, strati di canapa, che oggi sono stati sostituiti da altri materiali come aghi di pino e, piu frequentemente, trucioli di legno. I melai inoltre vengono opportunamente protetti con reti antigrandine e ombreggianti, per difendere il frutto dai raggi diretti del sole che lo danneggerebbero irrimediabilmente. Le pregiate caratteristiche organolettiche di questa mela, che può legittimamente essere considerata ecologica a tutti gli effetti, finora apprezzate particolarmente dai consumatori campani e laziali, stanno progressivamente conquistando altri mercati, anche grazie all’ingresso nei canali della Grande Distribuzione Organizzata.

I due ecotipi, la classica Annurca e la diretta discendente Annurca Rossa del Sud, suo mutante naturale date le comuni caratteristiche pomologiche, sono stati unificati sotto il titolo di Melannurca Campana Igp (per la quale si è in attesa della definitiva registrazione comunitaria), sia pure con due distinte indicazioni varietali. L’Annurca non e solo buona, ma rivendica da sempre virtù salutari, ricca com’e di interessanti requisiti dietetici e nutrizionali: un vero e proprio concentrato di vitamine, acidi organici ed elementi minerali, soprattutto potassio e magnesio, utili al buon funzionamento dell’organismo. Ci sono tanti modi, infine, per gustare questo delizioso frutto, proposto da alcuni sapienti artigiani anche come ingrediente principe di ottimi gelati, torte e liquori.

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