L’altra congregazione metese impegnata nella considerazione e meditazione della Passione e Morte di Cristo è l’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Pio Monte dei Morti.
Questo sodalizio si assume sia stato fondato nel 1633 ed ha ricevuto la erezione canonica dell’Arcivescovo di Sorrento, Mons. Giovanni Antonio Angrisani nel 1636; è stato aggregato all’ Arciconfraternita del SS.Crocifisso di Roma il 17 agosto 1695 ed ha ottenuto l’ assenso regio, di Re Carlo III, il 31 gennaio 1759.
La sede di questo sodalizio è la Chiesa parrocchiale, Basilica di S.M. del Lauro e la sua divisa consiste in un saio nero con mantellina di seta azzurra e medaglione con lo stemma dell’ Arciconfraternita (una Croce con due assaccati in ginocchio).
Lo scopo iniziale, della congregazione era quello di rendere gli onori funebri ed accompagnare i confratelli, ma poi con il tempo, si è andata evolvendo fino a limitarsi, alle funzioni religiose ed alle processioni del Venerdì Santo.
Le processioni che l’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Pio Monte dei Morti organizza il Venerdì Santo, nelle prime ore di notte ed a sera, rappresentano la celebrazione popolare secondo la tradizione dei «misteri» della Passione di Cristo e costituiscono la preparazione per la celebrazione della più grande festa della cristianità: Pasqua di Resurrezione.
Anche se gli elementi essenziali di queste processioni non si differenziano molto dalle altre, pur esistono alcune particolarità.
Il coro del «Miserere» non è proprio di questa Arciconfraternita, ma è quello preparato dalla SS.Immacolata che partecipa a tutte e tre le processioni metesi. La divisa è completamente nera ed alle prime luci, in un clima di grande suggestione, percorre le strette stradine di Meta, visitando i Sepolcri nelle varie Chiese cittadine. Gli incappucciati «accessoriati dalla mozzetta di seta azzurra e dal medaglione raffigurante due incappucciati in preghiera presso il Crocifisso» formano il corpo delle processioni, con «misereri» e crocette, lampioni e fiaccole.
Nella processione della notte vi è la statua dell’Addolorata portata a spalle seguita dal coro del Miserere e, elemento particolare, da un altro coro di voci bianche (anch’esso in saio bianco) che, con «l’inno del sacro dì», si alterna al salmo di Davide, accompagnati dalla banda musicale.
Dai versi di quest’ inno si rileva lo spirito dei padri, quando cominciarono ad organizzare questi riti (infatti sia quest’ inno che gli altri – il Calvario e «Ecco d’amor la vittima» – sono opera – nei versi e nella musica – di don Raffaele De Gennaro alla fine dell’800):
Del sacro dì funereo
Nei mattutini albori,
La tua dolente immagine
O Madre dei dolori;
Seguir vogliamo supplici
Con la mestizia in cor
Vogliam con Te piangere,
Lenire il tuo dolor.
Nella processione della sera c’è l’aggiunta della statua in legno del Cristo Morto (di un artista locale), che precede quella dell’ Addolorata. Fra le due statue partecipa il Clero, rappresentato dal padre spirituale delle due congregazioni, dal Parroco e dagli altri esponenti della Chiesa metese.
La processione è chiusa, dietro la Madonna, dalle autorità comunali, dalla Croce e dai rappresentanti ufficiali (amministratori) dell’ Arciconfraternita.
Altra novità di questa processione è la sostituzione dell’inno cantato dalle voci bianche con altri due: «Il Calvario» ed «Ecco d’Amor la Vittima».
VaI la pena di riportare anche alcuni versi di quest’ultimo per meglio comprendere lo spirito di questi riti del Venerdì Santo:
Mira mortal I’ esanime
Spoglia del Redentor
Son opra quegli strazii
Del tuo fatal error
Deh! non più duro rendergli
Amor per amor…
La processione del Cristo Morto rientra in chiesa ed anche per i metesi è… Pasqua!
Tratto – per gentile concessione ed autorizzazione dell’autore – da “Le Processioni della Settimana Santa in Penisola Sorrentina” di Nino Cuomo con illustrazioni di Bruno Balsamo.
Il libro – ormai introvabile – è stato pubblicato nel mese di marzo del 1986 per conto dell’ Associazione Studi Storci Sorrentini dalla Società Editrice Napoletana presso “La Buona Stampa S.p.a” di Ercolano.