Il Presepe della Chiesa dell’Annunziata

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 Alcuni magnifici pastori del Seicento, dopo essere stati restaurati da Antonino e Giuseppe Parlato, sono oggi esposti in uno “scarabattolo” artistico

Nell’antichissima, bella ed imponente Chiesa dell’Annunziata di Sorrento – che è sede, tra l’altro, delle attività di una delle più importanti Arciconfraternite della Penisola Sorrentina – si conservano ancora quelli che possono essere considerati i residui di un grande e importante Presepe.

Proprio questo presepe, in passato, veniva allestito ogni anno, ma più accurate valutazioni hanno suggerito di trasformarlo in opera stabile anche se di ridotte proporzioni.

Di esso si possono ammirare ancora alcuni pastori del Seicento che furono restaurati dai fratelli Antonino e Giuseppe Parlato alla fine degli anni ’80.

Questi ultimi, grazie ad interventi considerati magistrali sono riusciti a riportare proprio questi pastori al loro antico splendore, ricostruendone – laddove necessario – tanto l’aspetto fisico, quanto gli abiti.

Per esaltare la bellezza di questi pastori (in tutto circa una ventina) ed in particolare di quelli che rientrano nel gruppo della Natività, l’amministrazione dell’Arciconfraternita ha deciso di acquistare, subito dopo i lavori di restauro, un artistico “scarabattolo” che è posto all’interno della sagrestia della Chiesa.

Secondo alcuni critici “Questa ricostruzione scenica, molto valida dal punto di vista artistico, arricchisce degnamente il patrimonio della Chiesa”.

La Chiesa dell’Annunziata di Sorrento, dunque, non è famosa “solo”, per le sue remotissime origini, per la bellezza e la quantità delle opere d’arte in essa conservate e per la processione che da essa prende le mosse in occasione della settimana pasquale, ma vanta anche un repertorio di pastori di grandissima importanza e di indiscussa bellezza.

Nel descrivere la bravura di Antonino e Giuseppe Parlato, anche nell’ambito presepiale, gli autori di “Sorrento e Il Presepe Napoletano – Cenni Storici” (scritto da Salvatore Cangiani, Pasquale Ferraiuolo, Antonino Fiorentino, Ernesto Gaudiello e Nella Pane Circelli e pubblicato (in sole 1000 copie) nel mese di dicembre del 1990, presso la Tipografia Gutenberg ’72 di Sorrento, a cura del Centro Studi e Ricerche “Bartolomeo Capasso”) hanno avuto modo di evidenziare come Antonino si dedicasse soprattutto alla progettazione e alla realizzazione delle case – e del relativo arredamento – mentre Giuseppe era considerato come esperto degli aspetti scenografici, oltre che del restauro e della sistemazione dei pastori.

Nell’evidenziare le qualità che caratterizzarono le attività di due apprezzatissimi maestri sorrentini già prima degli ultimi venti anni del XX secolo, molti hanno avuto modo di ricordare che Antonino, all’epoca, si interessava della riproduzione di monumenti storici (tra i quali, ad esempio, il Sedil Dominova) e di tipiche dimore sorrentine di cui componeva praticamente tutto: dalle balconate di origine medioevale, ai fregi di gusto barocco, alle grate in ferro battuto; dai ruderi archeologici agli umili ambienti rurali, ravvisabili nelle abitazioni a due piani, con l’ingresso al “vottaro” al piano terra, le camere da letto al piano superiore ed infine il terrazzo sopraelevato con i panni stesi ad asciugare.

Sempre già prima degli anni ’80 Giuseppe, era considerato un maestro soprattutto nel restauro di pastori antichi e nella produzione di pezzi ricalcanti lo stile degli artisti che hanno reso celebre la scuola presepiale del ‘700.

Anche grazie all’opera di questi due appassionati artisti, oggi, i pastori della Chiesa dell’Annunziata (circa una ventina) sono esposti in bella mostra ed offrono una delle più importanti testimonianze presenti sul territorio di Sorrento.

Difficile descrivere le suggestioni e le emozioni che si possono provare nell’ammirare lo “scoglio” presepiale che, pur limitandosi a raffigurare la sola scena della “Natività”, offre, comunque, una visione ricca di colori, di sfumature artistiche e di particolari capaci di affascinare chiunque e di suscitare l’ammirazione anche di chi non si considera un vero e proprio appassionato.

Fabrizio Guastafierro

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