Castagna di Montella

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Castagne di Montella

A Montella, nel cuore dell’Irpinia, la castagna è di casa da così tanto tempo che non è facile collocare nel tempo il fortunato incontro. Secondo diversi autori l’introduzione in quest’area del castagno, originario dell’Asia Minore, risalirebbe ad un periodo compreso tra il VI e il V secolo a.C. Circa un millennio più tardi, all’epoca dei Longobardi (571 d.C.), sarebbe stata emanata invece la prima legge per la tutela in loco della castanicoltura, considerata già allora una preziosa risorsa. Basta pensare al valore strategico che le “ghiande di Giove”, come le chiamavano i Greci sottolineandone la prelibatezza, e in particolare la loro farina, in grado di conservarsi per molti anni, potevano rivestire negli assedi delle città e dei castelli.

Più tardi, grazie alla sua molteplicità di impieghi, il castagno ha svolto un ruolo di primo piano fornendo lavoro e cibo per intere generazioni alle popolazioni rurali dei monti avellinesi.

Ma veniamo all’attualità. La Castagna di Montella, tanto pregiata da ottenere primo ed unico caso in Italia di prodotto ortofrutticolo, il riconoscimento della Doc, sostituita nove anni dopo dall’Igp, con una produzione media annua di 7-8 mila tonnellate fornisce circa il 60% dell’intero raccolto della provincia di Avellino.

L’ area che può fregiarsi del marchio comprende, oltre a Montella, dove si concentrano i due terzi della superficie totale dell’Igp), i comuni di Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Nusco, Volturara Irpina e una parte quello di Montemarano.

Nel 2001 a fronte di 150 aziende iscritte, per una superficie di circa 540 ettari, le quantità di prodotto certificate hanno raggiunto i 1.125 quintali. Oltre la metà della produzione viene collocata sui mercati di oltreoceano e in particolare negli Usa e in Canada, dove le castagne avellinesi sono arrivate nel secolo scorso al seguito degli emigranti.

L’ assortimento varietale riconosce regina indiscussa (90% del prodotto) la cultivar Palummina, caratterizzata da pezzatura media e dalla forma rotondeggiante, con faccia inferiore piatta, base convessa e sommità ottusa (ricorda nel complesso una piccola colomba da cui il termine dialettale “palummina”). Il seme ha polpa bianca, croccante e di gradevole sapore dolce.

Il pericarpo è sottile e di colore marrone carico, facilmente distaccabile. La serbevolezza, la sapidità e la fragranza della Castagna di Montella consentono due forme di impiego; allo stato fresco (incluso il surgelato) e allo stato secco, in guscio o sgusciato, intero o sfarinato. Un tempo in Irpinia le castagne venivano essiccate all’interno delle abitazioni sul pavimento del solaio, sfruttando il fumo e il calore della cucina sottostante. Oggi l’essiccazione, che interessa la metà circa del prodotto ed ha alle spalle una tradizione consolidata, viene effettuata per lo più direttamente nelle aziende.

Caratteristica del periodo natalizio e fiore all’occhiello della castanicoltura irpina è la Castagna del Prete, la cui peculiarità consiste in un delicato aroma di affumicato in gradevole contrasto con il sapore leggermente dolce del frutto.

La preparazione prevede che le castagne fresche vengano disposte in strati su graticci di legno al di sotto dei quali si mantengono accesi per una quindicina di giorni dei fuochi alimentati da legno di castagno. Successivamente, un’attenta tostatura in forni ventilati e la reidratazione mediante l’immersione in acqua ne fanno un’autentica specialità largamente apprezzata in Italia e all’estero.

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