Percorrendo la strada che dal Vesuvio porta alla Penisola Sorrentina, il primo comune che si incontra è Vico Equense ubicata su un promontorio roccioso a picco sul mare, che si estende da Scrajo a Punta Scutolo. Sin dai primi anni del Cristianesimo fu sede Vescovile e tra i suoi Vescovi si ricorda Monsignor Michele Natale, martire della Rivoluzione napoletana del 1799. Una visita merita il piccolo Antiquarium equino, che contiene numerosi reperti archeologici (circa 700 pezzi) in prevalenza facenti parte di arredi funerari provenienti dalla necropoli del VII-III secolo a.C. individuata all’interno del paese stesso. Rilevanti sono i pezzi di vasellame attico, ceramica italiota e di buccheri, ma tra tutti spicca un’iscrizione etrusca del VI secolo a.C., raffigurante un alfabetario in lingua etrusca, frammento importante per l’interpretazione di questa lingua poco conosciuta.
Percorrendo Via del Vescovado si giunge all’ex Cattedrale, o Chiesa dell’Annunziata, unico esempio di architettura sacra in stile gotico della penisola sorrentina. La chiesa fu eretta per volere del vescovo Giovanni Cimmino del quale all’interno si conserva la bella tomba, con in basso un pluteo ancora più antico con cavallo alato,importante testimonianza storica come la tomba del rinomato Gaetano Filangieri. Un tempo la chiesa era completamente affrescata ma oggi restano solo due affreschi raffiguranti la Crocifissione e i Santi. Testimonianza del periodo medievale è offerta dal Cortile Catalano nel quartiere Vescovado ove è ancora visibile la sezione di un patio porticato in stile catalano del XV secolo. Continuando il percorso si è accolti dal pittoresco centro di Meta di Sorrento, raggiungibile attraversando un tunnel che sbocca sull’unica strada di accesso alla penisola, il ponte di Seiano.
Alcuni tracciati viari sono ascrivibili al periodo greco-romano come testimoniato dagli insediamenti esistenti tra Stabia, Pozzano, Vico, Meta, Piano. Città preda dei saraceni nel IX secolo per la sua natura marinara, Meta, così come Piano di Sorrento, appartenne al Ducato di Sorrento e fu amministrata dai Sedili Nobiliari fino al 1819 quando finalmente ottenne l’autonomia in seguito all’abolizione dei Sedili da parte dei Borboni dopo la rivoluzione napoletana del 1799. Di grande rilievo artistico è la chiesa di Santa Maria del Lauro, ricca di storia poiché sorge sui resti di un antico tempio dedicato alla dea Minerva. Inizialmente la chiesa fu dedicata al Salvatore fino a quando, agli inizi del XIII secolo, una donna rinvenne una statua della Vergine vicino ad un albero di alloro. Da allora la chiesa fu dedicata alla Madonna del Lauro la cui statua, risalente al 1588, si trova nella navata destra in una cappella ricca di bei marmi. Attualmente la facciata è in stile neoclassico fiancheggiata da un campanile in stile barocco. Di forte impatto sono gli ex-voto dei marinai che riempiono intere pareti della basilica.
Imboccando la via del Lauro si giunge alla Chiesa degli angeli custodi. Proseguendo per via Caracciolo, attraverso stradine e vicoli molto suggestivi, si incontrano ville e palazzi di epoca barocca: Villa Liguori, Palazzo Fienga, Villa Elisa, Palazzo Maresca, Villa Giuseppina, Villa Valletta Martini.
A pochi chilometri da Meta sorge un altro caratteristico paesino marinaro, Piano di Sorrento la cui storia risale addirittura al neolitico, come testimoniato dai reperti ritrovati nella grotta di Matera. Una storia, quella di Piano, che per molto tempo fu legata a quella di Sorrento. Nei secoli IX e X fu il centro più importante in quanto sede vescovile e libero ducato. Il desiderio di autonomia di Piano sfociò in una rivolta nel 1648 che non ebbe buon fine per il piccolo centro che riuscì ad ottenere l’indipendenza da Sorrento solo nel 1808, costituendo un comune autonomo. Gli attuali confini sono stati definiti nel 1861 e nel 1865 quando si separò rispettivamente da Meta e da Sant’Agnello. Tra i principali siti artistici non può mancare una visita alla Basilica della SS. Trinità e alla Basilica di San Michele. Da notare è il presbiterio cinto da una ricca balaustra marmorea ornata da quattro angeli portanti candele di marmo, attribuiti alla scuola del Bernini.
Per una lettura del territorio non può assolutamente mancare una visita presso il Museo Archeologico Territoriale Georges Vallet, che testimonia attraverso i reperti custoditi le varie fasi di popolamento e trasformazione della penisola, dalla preistoria all’età romana. Primo museo archeologico della penisola, ricco di supporti didattici e multimediali, offre al visitatore un’eterogeneità di oggetti: punte di frecce del periodo neolitico, brocchette, esempi di scultura e architettura arcaica e tanto altro.
Si giunge così a Sorrento, la meta più ambita dalla maggior parte di turisti. Presumibilmente già abitata dai Fenici, fu colonia greca prima e poi romana, anche se spesso si ribellò a Roma senza esserne mai distrutta e, in età imperiale, divenne dimora privilegiata dei patriziato romano. Anche Sorrento subì le incursioni di Goti, longobardi e Bizantini, fino ad essere trasformata nel IX secolo in ducato, per poi essere conquistata nel 1133 dai Normanni. Per difendersi dagli attacchi dei soldati turchi, alla metà del XVI secolo la città dovette costruire mura difensive e lo fece seguendo l’antico tracciato romano. Nel 1799 entrò a far parte della Repubblica Partenopea, ma già da allora cominciò ad assumere il carattere di ricercata località di villeggiatura che ancora oggi la contraddistingue. La città è tutta da visitare. Il suo centro storico presenta il consueto tracciato greco-romano a strade parallele attorno al decumano maggiore di Via San Cesareo e al cardine di Via Tasso.
In parte conserva l’impianto originario, in parte è stato modificato dalla costruzione dell’arteria di Corso Italia, fatta alla fine dell’Ottocento e che attraversa Sorrento da un lato all’altro. Punto di partenza è la luminosa Piazza Tasso dove si ergono le due belle statue di Sant’Antonino di Tommaso Solari (1820-1889)e, in un lato il monumento a Torquato Tasso, opera di Gennaro Cali (1799-1887) del 1866. Sulla piazza prospetta la chiesa di Santa Maria del Carmine mentre, al limite sud della piazza, è la Casa Correale risalente alla fine del XV secolo ma ricostruita nel 1768. Bella è la decorazione maiolicata nella parete di fondo del cortile.
Imboccando da questo punto Via Pietà, ci si imbatte in due degli edifici più antichi della città: il duecentesco Palazzo Veniero, che si contraddistingue per decorazioni in tufo giallo e grigio, e Palazzo Correale risalente al XIV secolo anche se dell’epoca medievale conserva solo il portale durazzesco e due eleganti bifore ogivali con al centro lo stemma della famiglia Correale e una monofora del tipo detto “a punta di noce”. Da via Pietà si arriva sul largo Arcivescovado su cui prospetta la Cattedrale, riedificata nel XV secolo su un antico luogo di culto dedicato ai SS. Filippo e Giacomo, ma più volte restaurata. La facciata in forme gotiche è moderna (1924), ma molto interessante è il pronao con due colonne romane e il portale marmoreo presente su un fianco risalente al 1478. Proseguendo su Corso Italia si trova in via Sersale la settecentesca Congrega dei Servi di Maria, alla quale si accede per mezzo di uno scalone marmoreo a doppia rampa dov’era collocata l’antica cappella di S.Barnaba.
Rara testimonianza di antico sedile nobiliare, è il Sedile Dominova, ubicato nell’omonimo slargo. Risalente al XV secolo, si presenta come una loggia ad arcate chiusa su due lati da balaustre mentre le altre due pareti sono affrescate. È interamente decorato da allegorie e quadrature architettoniche settecentesche e coronata da una cupola seicentesca in maiolica. In piazza Sant’Antonino è ubicata la bella statua (da poco restaurata) del 1879 dedicata al santo, opera di Tommaso Solari (1820-1889), e l’omonima basilica che sorge sul luogo dove prima del IX secolo era stato eretto un oratorio sul sepolcro di Sant’Antonino.
Conclude il lungo itinerario della penisola sorrentina, Massa Lubrense dove degni di una sosta sono il complesso monumentale di Santa Maria delle Grazie e la chiesa di Santa Maria della Lobra. Ubicato al centro di Massa Lubrense, il complesso risale al XVI secolo ed è costituito dalla chiesa ex cattedrale, dall’episcopio e dalla Chiesa del Purgatorio. La chiesa di Santa Maria delle Grazie fu fondata nel 1512 per dare una nuova cattedrale a Massa, poiché l’antica, in Santa Maria della Lobra, era andata in rovina. Restaurata e trasformata più volte, la struttura è di tipo basilicale a croce latina con tre navate ed abside ad emiciclo. Infine la chiesa di Santa Maria della Lobra, eretta nel 1528 dopo la distruzione della chiesa dello stesso titolo, di origine paleocristiana.