La Cantata dei Pastori

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Questa è un tipica sacra rappresentazione del Settecento, di ispirazione gesuitica e controriformistica. In quei tempi il popolo, però, si annoiava ad assistere a queste rappresentazioni e si introdussero nella vicenda maschere destinate a suscitare il riso come Razzullo e Sarchiapone, personaggi popolari come il pescatore, il pastore, il cacciatore, l’oste.

Così il viaggio di Maria e Giuseppe di Nazaret a Betlemme si arricchisce di peripezie, di insidie, portate dai vari demoni, Satana, Belfegor, Astarotte e sventate dall’Arcangelo Gabriele. E’ il trionfo del bene sul male. Intorno a questo filo conduttore si snoda una serie di episodi, senza una vera coesione, in un alternarsi di situazioni grottesche, comiche, tristi e gioiose. Lo spettatore in tal modo non si annoierà di sicuro.

Il testo codificato della “Cantata dei Pastori” che ancora oggi si recita lo dobbiamo ad Andrea Perrucci che lo pubblicò nel 1698 col titolo “il vero lume tra le ombre” e sotto il nome di Casimiro Ruggiero Ugone.

Da quasi trecento anni è un grande affresco della potente raffigurazione della nascita di Gesù Cristo, filtrato attraverso la semplicità del sentimento popolare.

© Copyright Surrentum Dicembre 2005

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