Religione, Mito e Leggenda

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 I Campi Flegrei sono la terra della magia, dove storia, mito e leggenda si incrociano continuamente fino a confondersi. Terra della Sibilla Cumana, per Boccaccio fu il luogo di nascita di Venere, dea dell’amore, con i suoi numerosi crateri ricchi di mille misteri, meta del Grand tour ottocentesco, un momento irrinunciabile del programma di formazione dell’europeo colto e viaggiatore, che in questo luogo poteva trovare riscontro con i racconti e le descrizioni dei classici latini e greci. Non solo mito ma anche manifestazioni e tradizioni religiose a partire dal 19 settembre giorno di attesa per il miracolo di San Gennaro protettore di Napoli.

Ed è proprio dalla devozione religiosa che prende inizio l’itinerario, che parte da Pozzuoli presso la Basilica di San Gennaro, situata sulla discesa della Solfatara, luogo in cui il Santo martire fu decapitato.

Qui è conservata una pietra con una macchiolina rossa che si crede sangue del Santo, che ogni 19 settembre si liquefa contemporaneamente alla liquefazione del sangue nell’ampolla conservata nel Duomo di Napoli. Sempre a San Gennaro è legata la leggenda che narra un atto vandalico subito dalla statua del Santo al tempo dei corsari saraceni. Questi, con un colpo di scimitarra, ne tagliarono il naso. I fedeli più volte ordinarono a vari scultori un nuovo naso ma nessuno di quelli proposti riusci ad attaccarsi al viso mutilo. Intanto numerosi pescatori si trovarono più volte nelle reti un pezzo di marmo dalla forma strana che, scambiato per un semplice sasso veniva rigettato in mare. Fu uno di questi pescatori a riconoscere in quella pietra la forma di un naso e la portò in chiesa dove, secondo la leggenda, il sasso volò dalle mani del pescatore per tornare al suo posto di origine, tra gli occhi e la bocca della statua.

Oltre alla festa di San Gennaro è da ricordare quella del 16 novembre dedicata a San Procolo. Molto sentito è anche il culto per la Madonna dell’Assunta, madre dei pescatori a cui è dedicata una chiesetta ai piedi del Rione Terra intorno alla quale ancor oggi i pescatori, prima di prendere il largo, compiono un giro e alzano in suo onore colonne d’acqua con i remi per avere la sua benedizione. In onore della Madonna, il 15 agosto partono tre giorni di grandi festeggiamenti, giochi popolari, processioni religiose e la caratteristica gara del Palo a mare, che vede giovani arrampicarsi su un palo di legno insaponato per prendere uno stendardo apposto all’estremità. Ma i Campi Flegrei sono anche lo scenario di racconti mitologici che gravitano intorno a tre eroi: Eracle, Ulisse ed Enea.

Il mito di Eracle, eroe greco per eccellenza, identificato poi dai romani con il semidio Ercole, ha per fulcro due episodi: la “Gigantomachia”, ovvero la lotta tra Zeus e i giganti che vide Eracle schierarsi a fianco del padre Zeus, e “la costruzione della via litoranea tra il Lago Lucrino e il mare”, in occasione del passaggio di Eracle (Ercole per i romani) con gli armenti presi a Gerone altra delle sue dodici fatiche.

Baia, invece, con le sue ville era la passerella delle “prime donne” di Roma e scenario di passioni, amori e intrighi, che si diceva fossero stimolati dall’amenità dei luoghi. A partire dalla relazione di Lesbia, donna amata da Catullo, che intesseva una relazione con Celio, il discepolo di Cicerone e che era definita bella, giovane e dissoluta, per aver tradito marito e amanti. Anche Messalina, figlia del console Barbato Messala, ebbe una villa a Baia ma, dopo aver sposato l’imperatore Claudio, per troppa bramosia incominciò a circuire Valerio Asiatico, non per il suo amore ma per impossessarsi della sua villa un tempo appartenuta a Lucullo e, non riuscì nell’intento, per vendetta lo fece incatenare e portare a Roma dove si uccise con la sua amata Poppea.

Ma Baia è anche il luogo dove morì Agrippina, fatta uccidere dal figlio Nerone, che in segno di disprezzo, si fece trafiggere nel grembo da cui era nato il figlio matricida. L’itinerario termina a Cuma dove, dopo varie peregrinazioni, approdò la Sibilla, detta appunto cumana, che vaticinava in un antro vicino il tempio di Apollo, ancor oggi visitabile e chiamato Antro della Sibilla. Le sibille erano sacerdotesse vergini con il dono della profezia che si trovavano ovunque esistesse il culto di Apollo. La storia della sibilla cumana è molto suggestiva. Si narra che la sua bellezza fece invaghire Apollo che davanti ai suoi continui rifiuti tentò di sedurla con un dono. La sibilla chiese di vivere tanti anni quanto quelli di una manciata di granelli di sabbia, dimenticando di chiedere di mantenere però l’eterna giovinezza, diventando così vecchia e decrepita con il solo desiderio di morire. Finalmente dopo anni di profezie, toccando l’argilla proveniente dalla sua terra eritrea l’incantesimo si ruppe e la Sibilla morì.

La Sibilla Cumana aveva due modi di profetare, uno verbale, più antico, favorito dalla masticazione delle foglie, e l’altro tramite scrittura magica incisa sempre sulle foglie di lauro da alcuni adepti che vi trascrivevano i vaticini da lei resi in forma di terribili litanie. I responsi non erano mai dati durante il giorno, a conferma della natura notturna e femminea del mito. La sibilla Cumana divenne emblematica del mito, per aver portato a Roma i famosi libri sibillini, una raccolta di versi sacri consultati nei momenti di crisi religiosa e politica, utilizzati fino al periodo imperiale e fatti distruggere per volere di Augusto.

In tutta la zona flegrea si alternano anche varie manifestazioni. Da non perdere sono le Erculiadi che si svolgono nel mese di aprile e il Carnevale flegreo. Le Erculiadi sono una sorta di mini olimpiadi, manifestazione di sport, cultura e ambiente, in onore di Ercole, mentre il “Carnevale flegreo” offre con spettacoli di burattini, giochi, gruppi mascherati e la rassegna cinematografica Sotto le Stelle.

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