I decantati Campi Flegrei sono territorio di vari scenari naturali: si va da quelli lacustri a quelli marini, al verde rigoglioso. Questo consente di effettuare un itinerario articolato tra mitici laghi e riserve naturali, luoghi ameni dove i Romani si dedicavano al culto dell’otium e ai piaceri del corpo e dell’anima. Prima tappa del nostro percorso è Agnano, antico cratere e luogo della riserva naturale “Cratere degli Astroni”. Gli Astroni, già conosciuti al tempo dei Romani, erano utilizzati come bagni termali per l’abbondanza di fonti di acqua salutare. Antico cratere flegreo, è stato trasformato in riserva di caccia reale già nel XV secolo da Alfonso d’Aragona. Il parco, che copre una superficie di circa 250 ettari e presenta una forma quasi rotonda, è stato istituito nel 1987 e costituisce un’oasi di protezione della fauna stanziale migratoria.
L’oasi è rifugio di svariati animali: rettili come la biscia e il biacco, anfibi come la rana verde, piccoli mammiferi come la volpe, il moscardino e il ghiro. Molti sono anche gli uccelli che qui aleggiano tranquilli e di cui quattro specie hanno qui l’unico punto di nidificazione dell’intera area flegrea: il pettirosso, la ghiandaia, la gallinella d’acqua e il picchio rosso maggiore. E poi ci sono la gazza, l’airone cinerino, la capinera, l’occhiocotto, la pavoncella e lo scricciolo. Le particolari condizioni microclimatiche e la conformazione del luogo, provocano il fenomeno dell’Inversione vegetazionale: sul fondo del cratere vi sono roverella, rovere e tamia, essenze tipiche delle zone alte e più fredde.
Risalendo si incontrano il carpino nero, il castagno, l’olmo e l’acero napoletano, il leccio e il corbezzolo. Il sottobosco è ricco di felci, pungitopo ed edera, e sul fondo due laghetti sono circondati da canneti.
Affascinante è fare una visita al suo interno guidati da esperti naturalisti che sapranno illustrare ogni specie incontrata. Spostandoci in direzione Pozzuoli verso la parte più alta del paese, la zona offre uno dei siti naturalistici più affascinanti della zona, La Solfatara dove si incontra un paesaggio surreale che sicuramente incanterà i suoi visitatori immersi in nell’atmosfera un po’ inquietante, per i Greci dimora del dio del fuoco Efesto. Il vulcano Solfatara dal cratere ellittico, risale a circa 4000 anni fa ed è l’unico dei Campi Flegrei ancora attivo con impressionanti manifestazioni fumaroliche. L’ultima eruzione risalirebbe al 1198 quando fuoriuscirono pomici e cenere. Si cammina tra le fumarole da cui si innalzano nuvole di vapore sulfureo, in un’aria pregna dell’odore dello zolfo che si espande anche nei dintorni. Per gli amanti della natura e per chi vuole pernottare in un ambiente sicuramente al di fuori del comune, si segnala il camping attrezzato proprio all’interno del complesso vulcanico.
Ma i Campi Flegrei sono un continuo susseguirsi di fenomeni naturali. Dalle fumarole di Pozzuoli, infatti, basta spostarsi ad Arco Felice e raggiungere l’oasi naturalistica del Monte Nuovo. La nascita del monte ha dell’incredibile. Il 29 settembre del 1538 una pioggia di fuoco, lapilli e cenere sommerse il villaggio di Tripergole e dalle viscere della Terra, sorse in soli tre giorni un nuovo monte, che per questo fu detta “Nuovo”. Oggi è coperto da macchia mediterranea, pini, corbezzoli e lecci. Nell’oasi vi sono anche un piccolo centro studi, un orto botanico dedicato alle essenze mediterranee ed una mappa dei percorsi attrezzati. Nell’oasi si è sommersi dai colori e dai profumi, guidati da esperti naturalisti che aiuteranno a seguire lo splendido sentiero sulla bocca del cratere, o per chi lo desidera, addentrarsi all’interno del cratere stesso sulla groppa di un bel cavallo.
Altro tour suggestivo è quello dei laghi, a partire da Lago d’Averno, che sorge all’interno di un cratere, luogo mitologico dei Campi Flegrei, il cui nome deriva da aornon, senza uccelli, a causa delle esalazioni di idrogeno solforato e acido carbonico che ne rendevano la sopravvivenza impossibile e ritenuto da Virgilio l’ingresso dell’Ade, dove si vuole che Enea raggiunse il mondo dei morti per parlare con il padre Anchise su suggerimento della Sibilla Cumana. Durante il percorso circomlacuale si incontrano i resti del Tempio di Apollo destinato anticamente ad aula termale. Dopo il lago d’Averno s’incontra il Lago Lucrino con il suo piccolo specchio d’acqua circondato sui tre lati da canneti, il cui nome fu associato nell’età romana all’allevamento dei molluschi e alla pesca che in questo lago era abbondante e remunerativa. Da queste acque se ne ricavò tanta ricchezza e lustro e scherzosamente il nome Lucrino venne fatto risalire dal latino Lucrum, cioè guadagno.
Una tappa merita anche il Lago Miseno, un tempo collegato al porto di Miseno, costituendo con esso un’unica base e fungendo da bacino interno per le attività cantieristiche. Qui si stanziava al tempo dei romani la flotta più importante dell’impero, la Classis pretoria misenatis, di cui probabilmente nel fondale del lago ci sono ancora i resti. Ed infine il piccolo laghetto del Fusaro, comunicante con il mare attraverso due canali e al cui centro, su di un piccolissimo isolotto di origine vulcanica collegato alla terraferma da un ponticello di legno, sorge il bellissimo casino reale, fatto costruire da Ferdinando IV nel 1782 dall’architetto Carlo Vanvitelli (1739-1821), in un luogo che permetteva la pesca e la caccia stagionale, che divenne meta di soggiorno di artisti uomini di cultura e capi di Stato e che con la sua immagine riporta a ricordi fiabeschi di altri tempi.