Giovani in… piazza!
Napoli è rinomata per il suo folclore, le sue bellezze paesaggistiche, il calore dei suoi abitanti e lo stupendo patrimonio storico-artistico che offre alla vista dei suoi visitatori, un quadro d’insieme veramente unico e suggestivo, con le sue multiformi stratificazioni, espressione delle varie popolazioni che si sono succedute nel corso dei secoli.
Vera testimonianza di arte, cultura, fatti e misfatti sono le piazze che rappresentano la storia e l’anima della città, con le loro mille sfaccettature e i loro racconti. Le piazze di Napoli sono tantissime ma il nostro itinerario percorrerà quelle più frequentate dai giovani, veri ritrovi della città, permettendo di conciliare cultura, arte e divertimento. La prima tappa è a Piazza San Domenico Maggiore, nel cuore del centro antico, che emana fascino e mistero. Al centro vi è il grandioso obelisco ricco di marmi, bassorilievi, medaglioni e sculture, fatto erigere in segno di ringraziamento per la fine della micidiale pestilenza del 1556. Fronteggia la guglia il Palazzo Casacalenda, costruito nel 1776 dall’architetto Mario Gioffredo e irrobustito da Luigi Vanvitelli (1700-1773) su un’antica fabbrica che si presenta con la sua facciata di ordine ionico e la sua grandiosa scalinata.
Sul lato sinistro della piazza, si erge il Palazzo Petrucci, con il suo stupendo portale marmoreo delicatamente intagliato con motivi ornamentali, di foglie di quercia e di acanto del XV secolo, subito seguito dalla Basilica di San Domenico Maggiore che sorge sull’area precedentemente occupata da una chiesa romanica, quella di San Michele Arcangelo, le cui linee sono ancora visibili nella navata destra. La Basilica, eretta nel 1283 per volere dei sovrani angioini in stile gotico, ha subito una serie di rimaneggiamenti nel corso dei secoli.
Sul lato destro della piazza si affaccia il Palazzo Corigliano eretto intorno al 1550 e in parte distrutto dal terremoto del 1688 quando fu completamente rifatta la parte superiore. Fiancheggia il Palazzo Corigliano quello della famiglia dei de’Sangro, eretto nel XVI secolo e della cui struttura originaria rimane l’imponente facciata mentre l’atrio è adornato di bassorilievi dello scultore Sanmartino (1720-1793). Sul lato destro del palazzo in un vicoletto è la cappella Sansevero così chiamata perché eretta per volere di questa famiglia e ristrutturata per volontà del principe Raimondo de Sangro, alchimista e fisico.
Una cappella sepolcreto circondata da un alone di mistero che accoglie le tombe dei membri della famiglia de’ Sangro e dove vi è la stupefacente opera del Sanmartino, il Cristo velato, che rivela ogni particolare anatomico al di sotto di un velo che è parte integrante della scultura. Inoltre, in una cavea seminterrata sono custoditi in due armadi i corpi di un uomo e una donna che presentano inspiegabilmente ancora l’intero apparato circolatorio in ogni ramificazione. La leggenda racconta che il fenomeno di “pietrificazione” e “metalizzazione” fu dovuto ai poteri di stregoneria del principe che sperimentò la tecnica su due schiavi. Piazza San Domenico Maggiore è nel cuore della zona universitaria e, a qualsiasi ora del giorno e della notte è gremita di giovani che la sera si riuniscono per bere una birra o per riunirsi in uno dei numerosi localini che consentono di trascorrere la serata in compagnia.
Da Piazza San Domenico il tour si sposta a Piazza Bellini facilmente raggiungibile con la metropolitana sita in Piazza Dante a due passi da Port’Alba, zona rinomata per le numerose librerie dove si possono trovare testi di ogni genere a ottimi prezzi.
In Piazza Bellini sono in mostra a cielo aperto in una profonda fossa, resti delle mura greche del IV secolo a.C. e, a pochi passi dalla transenna che la delimita, il monumento a Vincenzo Bellini, compositore che compì i suoi studi musicali a Napoli. Nei pressi della Piazza ha sede il Conservatorio di san Pietro a Maiella con la sua stupenda chiesa che rispecchia ancora l’originale stile medievale e che merita una visita. Attraversando Via San Sebastiano, rinomata per i negozi di attrezzi musicali, si giunge nella famosa Piazza del Gesù una delle più suggestive della città, con al centro la possente guglia dell’Immacolata, alto circa 40 metri ed eretta nel 1747, in stile rococò e circondata da palazzi gentilizi e dalla magnifica chiesa di santa Chiara. La chiesa, tipica espressione del gotico-provenzale, fu eretta per volere della moglie di Roberto d’Angiò, Sancia di Majorca. L’edificio rimaneggiato in epoca barocca, fu colpito da una bomba durante la seconda guerra mondiale per poi essere ricostruito nelle sue forme gotiche originarie eliminandone gli aspetti barocchi ancora preesistenti. Ammirata la chiesa è d’obbligo una visita al chiostro delle Clarisse, nell’annesso monastero alla chiesa, opera in stile rococò con il suo stupendo giardino ricoperto da delicate maioliche.
Prospiciente alla piazza è la Chiesa del Gesù Nuovo costruita alla fine del Cinquecento mantenendo la facciata del palazzo dei Sanseverino, principi di Salerno e che rappresenta il più cospicuo esempio di barocco napoletano con mirabili opere del bergamasco Cosimo Fanzago (1591-1678). Attraversando tutta Via Toledo, si giunge alla rinomata Piazza del Plebiscito, la più vasta di Napoli. L’attuale configurazione è dovuta a due tappe: la prima nel Seicento, con la costruzione del maestoso Palazzo Reale, la seconda nel 1817 con l’edificazione del suo ampio emiciclo, dei palazzi laterali e della maestosa basilica di San Francesco di Paola, voluta da Ferdinando I di Borbone in segno di ringraziamento per la riconquista del regno dopo la definitiva sconfitta di Napoleone. Per arrivare all’ultima Piazza del tour si attraversa Via Chiaia, vero centro dello shopping cittadino in cui ci sono negozi adatti per tutti gusti e dove è piacevole trascorrere un pomeriggio a fare shopping per poi prendere un aperitivo nei bar della movida napoletana. La Piazza è il centro di un crocevia di strade rinomate per lo shopping cittadino dalle boutiques di alta moda al famosissimo Marinella, dove non si può non acquistare una cravatta fatta su misura.
La Piazza presenta una insolita pianta triangolare ed è caratterizzata da un clima di monumentalità derivante dai palazzi che la circondano: palazzo Partanna e Palazzo Calabritto, entrambi del XVIII secolo, palazzo Nunziante del XIX e il monumento collocato al centro, il cosiddetto Monumento ai martiri, costituito da una colonna già esistente nel periodo borbonico su cui fu collocata una statua di Emanuele Caggiano (1837-1905) rappresentante le Virtù dei Martiri. Alla base ci sono quattro grandi leoni, ciascuno dei quali ha un preciso significato simbolico: il leone morente, raffigura i caduti repubblicani nel 1799; il leone trafitto dalla spada rende onore ai caduti carbonari del 1820, mentre i due leoni più feroci rappresentano i caduti liberali garibaldini del 1848 e del 1860. Nella piazza non si può mancare il sabato mattina quando diventa punto di ritrovo di giovani che si organizzano per la serata sorseggiando un caffè o bevendo un aperitivo.
Per i meno giovani: in giro per teatri
Un tour che va alla “scoperta” dei teatri napoletani, per ammirare le architetture e conoscerne la storia fatta di spettacoli, successi, curiosità, attori, attrici. La maggior parte di essi si snodano lungo un asse immaginario che fiancheggia Via Toledo,la strada che un tempo era la magnifica sede della maggior parte delle sale di spettacolo di vario genere che animavano le notti napoletane.
Il tour parte dal Teatro Bellini, sicuramente come dice il suo nome, il più bello della città e dedicato al celebre compositore Vincenzo Bellini che accoglie gli spettatori con la sua stupenda facciata. Inaugurato il 19 novembre del 1864 un po’ più distante dall’attuale posizione, il teatro fu distrutto da un incendio la sera del 14 aprile 1869 e riaperto nell’attuale sede solo otto anni più tardi. Il nuovo Bellini fu inaugurato il 6 febbraio del 1878 e ricostruito poco lontano dal vecchio in Via Ruvo. Fu progettato dall’architetto Carlo Sorgente, e pensato come teatro all’italiana con ricchissime decorazioni, dove sulla platea, con pianta a ferro di cavallo, si affacciano cinque ordini di palchi e un loggione. Vale la pena di recarsi ad assistere ad uno spettacolo per ammirare l’armonia e la ricchezza delle sale, nonché dare uno sguardo al “teatrino della sala di prove” o “Auditorium”.
Qui sono conservate ed esposte una grandissima quantità di belle locandine di vecchi spettacoli di teatro, pazientemente raccolte dall’attore Tato Russo che dal 1988 dirige il teatro. Hanno calcato le scene del Bellini attori tra i quali Raffaele Viviani e Eduardo Scarpetta.
Dal Bellini al Teatro Nuovo che ha origini nobilissime e che per più di due secoli fu frequentatissimo dai nobili di corte e dalla ricca borghesia napoletana.
Oggi l’antica struttura settecentesca progettata da Domenico Antonio Vaccaro non c’è più perché il teatro ha subito dei cambiamenti. Ma non si può non ricordare che il Nuovo era un vero gioiello, un piccolo teatro in cui il rapporto degli spettatori con gli attori era immediato, tanta era la vicinanza con il pubblico che affollava ogni sera la platea e i palchi. La platea era larga solo ottanta palmi e su di essa si affacciavano cinque file di tredici palchi ognuna e l’interno era decorato magnificamente. Sul palcoscenico del Teatro Nuovo recitarono compagnie di prosa, ma è grazie agli spettacoli di opera giocosa che il teatro ebbe la sua fama, tanto che il 2 luglio del 1776 i reali intervennero due volte al teatro per godere dell’opera buffa. Fu su questo palcoscenico che nel settembre del ’29 sali in scena un giovane comico di successo, il mitico Totò, nelle vesti di Caio Silio.
Nel giugno del 1930 giunsero poi i fratelli De Filippo, Eduardo, Peppino e Titina e dopo si alternarono tanti altri attori da Vincenzo Scarpetta a Raffaele Viviani. Il 12 gennaio del 1935 il teatro prese fuoco e scomparve dalla memoria del pubblico per diversi anni fino al 1985, quando due giovani teatranti decisero di far rivivere quello spazio, facendo diventare luogo di ricerca e del nuovo linguaggio teatrale. Lasciata Montecalvario, l’itinerario continua presso il Teatro Mercadante antico teatro restituito alla fruizione del pubblico dopo anni di forzata chiusura. La sua nascita risale alla seconda metà del Settecento con il nome di Teatro del Fondo, poiché i soldi necessari a costruirlo furono presi da una cassa regia detta appunto “Fondo”, e la costruzione fu iniziata nel 1778 sotto il regno di Ferdinando IV, per avere un’altra sede per le rappresentazioni teatrali degna dello splendore reale. La progettazione del teatro fu affidata a Francesco Securo, architetto militare e allievo di Ferdinando Fuga, ed l’architettura presenta una forma quadrata all’esterno e sferica all’interno. L’itinerario continua in Via Toledo presso il Teatro Augusteo inaugurato nel 1929 che dispone di una immensa platea, di una vasta galleria e di quattro ordini di palchi, progettato dall’architetto Pier Luigi Nervi in collaborazione con l’architetto Andrea Foschini contemporaneamente alla costruzione della funicolare Centrale.
Il teatro ha la particolarità di essere stato realizzato con criteri moderni pur riecheggiando internamente l’aspetto dei teatri a palchi del 700. Rinomato scenario di appuntamenti mondani, soprattutto per le prime, quando c’erano donne elegantissime che sfoggiavano gioielli e sontuosi abiti da sera che attendevano i loro beniamini. Dal Teatro Augusteo si continua a camminare per via Toledo fiancheggiando la bellissima Galleria Umberto I, sotto cui si trova il celebre ma ancora non visitabile Salone Margherita, per giungere in Piazza Trieste e Trento, nota ai napoletani come Piazza San Ferdinando, prendendo il nome dall’omonima chiesa. Da Piazza Trieste e Trento si percorre Via Chiaia per raggiungere il Teatro Sannazzaro, inaugurato il 26 dicembre del 1847 su progetto architettonico affidato a Fausto Niccolini e direzione dei lavori assunta da Antonio e Gennaro Francesconi e che ha visto il susseguirsi di nomi importanti tra cui Eduardo Scarpetta, che vedeva le sale gremite di pubblico applaudire ai suoi spettacoli, Nicola Maldacea, che da quel palcoscenico spiccò il volo, attori come Ruggero Ruggeri, Gennaro Pantalena Mariella Gioia interpreti di testi firmati da d’Annunzio, Roberto Bracco, Ernesto Murolo ed altri. Il teatro subì, con l’avvento del cinematografo, un periodo di crisi ed è grazie a Nino Veglia, a sua moglie Luisa Conte e a un gruppo di amici, che il teatro ritornò a risplendere regalando alla città di Napoli tante emozioni con il suo schietto carattere popolare così come gli abitanti di questa magnifica città,”unici nel loro genere”.
Per i bambini
Anche per i bambini Napoli offre tante possibilità di divertimento che al tempo stesso offrono spunti per entrare in mondi affascinanti. Emblematica in tal senso è una visita presso Stazione Zoologica Anton Dohrn ubicata all’interno della villa comunale. Si tratta della grande stazione zoologica fondato nella seconda metà dell’Ottocento dal naturalista e zoologo tedesco Anton Dohrn al fine di divulgare la conoscenza della flora e della fauna marina, e che rappresenta la più antica struttura europea del genere. I bambini avranno l’opportunità di girare in una vasta sala scandita da 23 vasche di esposizione allestite con pietre vulcaniche naturali ed illuminate in gran parte dall’alto da luce naturale, che ospitano duecento specie di animali e vegetali marini, quasi tutti del Golfo di Napoli. Uno degli aspetti più interessanti dell’acquario napoletano è dato dalla particolare attenzione rivolta alle tartarughe marine trovate nel Golfo di Napoli che, oltre a trovare accoglienza nelle vasche, vengono curate se ammalate o ferite per poi essere rimesse in libertà.
Un’affascinante visita al Museo di Paleontologia condurrà i bambini indietro nel tempo a millenni di anni fa, dove sono custoditi migliala di reperti provenienti dall’Italia e dall’estero. Di grande attrazione è lo scheletro del dinosauro del tardo giurassico collocato in una sala che da lui prende il nome, ma anche lo scheletro di dinosauro carnivoro che resta una delle principali attrazioni del museo. Straordinaria è anche la collezione di pesci fossili provenienti da tre giacimenti della Campania e la sala dedicata ai rettili estinti. Il reperto appartenente ad un individuo non ancora completamente sviluppato è, per le sue dimensioni, tra gli “ospiti” più impressionanti del museo. Addentrandosi nelle varie sale, verrà offerta ai bambini la possibilità di scoprire le affascinanti storie legate a questi animali e le varie motivazioni che hanno portato alla loro estinzione. Dalla preistoria al futuro con una visita presso la Fondazione IDIS – Città della Scienza che mette a disposizione personale qualificato che farà vivere ai bambini una meravigliosa avventura nel mondo della scienza e della tecnologia all’insegna dell’interattività, offrendo una serie di moduli (Tra cui: Visita generale, Le mani e la mente, L’officina dei piccoli, L’avventura dell’evoluzione) che susciteranno la curiosità e la creatività dei bambini di tutte le età.