Il 14 Febbraio a Sorrento è la festa del Santo Patrono: Sant’Antonino
Se chiedete ad un qualunque sorrentino cosa festeggiare il 14 Febbraio, non abbiate dubbi sulla risposta! Altro che festa degli innamorati, in questo giorno tutta la città di Sorrento celebra la morte del santo patrono, Sant’Antonino Abate, avvenuta il 14 Febbraio 625.
Non basterebbero poche parole a descrivere quanto è realmente sentita questa festa: la celebrazione è preceduta da una novena che inizia il 5 Febbraio e con il rintocco delle campane che annunzia al popolo di Sorrento l’avvicinarsi della festa e come conseguenza l’avvicinarsi della primavera.
“A Santu Biase ‘o sole p’e case, a Sant’Andulino ‘o sole p’e marine” con questo proverbio si aprono le porte alla stagione turistica e alle folle di devoti che da tradizione rendono omaggio alle spoglie del Santo.
Alla vigilia della festa, dalle prime ore del mattino, la prodigiosa statua argentea del Santo viene esposta sull’altare maggiore della Basilica di Sant’Antonino, pronta ad accogliere il flusso dei fedeli che celebrano l’ingresso alla vita eterna del Santo.
Nel giorno della festa la statua, portata a spalle dai marinai della Marina Piccola, percorre in processione le strade principali della città, accompagnata dall’Arcivescovo con il Capitolo, le Autorità Civili e Militari, le Arciconfraternite della città e i rappresentanti dell’Ordine di Malta e del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Tra le principali “tappe” vi sono l’Ospedale Civile e la Cattedrale, dopodiché la statua viene riportata nella Basilica ove l’Arcivescovo celebra l’eucarestia. E’ proprio la Basilica il vero fulcro della festa, è qui che i fedeli si recano per “salutare” il Santo patrono.
“Non dentro, non fuori le mura” , queste furono le ultime parole di Sant’Antonino a proposito della sua sepoltura e ciò spiega l’esatta ubicazione della Basilica che custodisce le spoglie del Santo, ovvero all’interno delle antiche mura orientali della città di Sorrento, lungo il vallone e nei pressi dell’antica porta di Marina Piccola.
La parte più visitata della Basilica è dunque la Cripta, comunemente detta Succorpo, che ospita i resti di Sant’Antonino; essa occupa tutta la parte est dell’edificio e, posta ad un livello inferiore, è accessibile mediante due scale di marmo a prosieguo delle navate laterali.
Scesi nella Cripta la prima cosa che balza all’occhio è l’altare, posto al centro della sala, attorno al quale si articola un percorso che guida i devoti a rendere omaggio a Sant’Antonino: alle spalle dello Stesso, una lampada ad olio con la lamina d’argento viene sfiorata recitando la preghiera ivi riportata. Questa usanza altro non è che il ricordo di un miracolo di guarigione di un certo vescovo di Sorrento (tale Amando) che cavalcando una mula, giunto alla porta della città fu sbalzato di sella fratturandosi una gamba. Durante la notte, il vescovo sognò Sant’Antonino che prendendo dell’olio da un’ampolla che aveva in mano la Beata Vergine gli unse la gamba fratturata, guarendolo.
Terminata la celebrazione religiosa la festa continua all’esterno della Basilica, dove mercatini di ogni genere riempiono le strade del centro di Sorrento. Il giorno che precede la festa il Corso Italia comincia ad essere allestito per la fiera: bancarelle e stands di prodotti tipici si accampano alla ricerca di un posto strategico. Ulteriori festeggiamenti si celebrano la prima domenica di Maggio, giorno della Festa di “Sant’Antonino dei Giardinieri” che impegna le frazioni periferiche di Sorrento, facendovi sostare, per l’intero triduo, la statua del Santo.
Soltanto qualche anno fa, a testimonianza dello spirito di devozione che caratterizza tale festa, vi era la figura di Frà Cosimo, frate francescano del convento di Santa Maria a Chieia (Vico Equense) che percorreva l’intera processione a piedi scalzi circondato da bambini e da colombe.
Insomma, ieri come oggi resta vivo l’amore dei sorrentini verso il proprio Patrono, quasi come a voler ricambiare quella fiducia e quell’affetto dimostrato dallo Stesso in passato, quando attraverso vari miracoli rese grazia a “queste terre santificate dalle Sue fatiche”.
La stessa statua argentea fu oggetto di un miracolo: sembra che durante l’invasione dei Turchi (1558) essa venne trafugata e i sorrentini non avendo soldi a sufficienza per farne un’altra vi avevano rinunciato; fu in quell’occasione che Sant’Antonino si presentò in carne ed ossa allo scultore che la riprodusse a sua immagine.
Piccoli gesti, piccoli aneddoti che mantengono viva la tradizione tanto nei giovani quanto negli anziani, nella cui mente ancora riecheggiano le note del pianino che alle prime luci del mattino annunziavano l’inizio della festa…
Photo set by Federica Guarracino