Il palazzo Pomarici Santomasi che si trova nel centro storico di Sorrento, lungo via dell’ Accademia, è una delle costruzioni settecentesche di Sorrento che offre un alto numero di motivi d’ attrazione. Oltre ad essere sede del Museobottega della Tarsialignea e ad offrire la possibilità di ammirare autentici capolavori dell’ artigianato sorrentino, infatti, il Palazzo presenta diversi motivi di interesse anche sotto il profilo architettonico.
Esso, infatti, pur essendo stato edificato su un impianto settecentesco che “denuncia” i caratteri di un’architettura di provincia, è stato sviluppato su reminiscenze di strutture più importanti.
Sebbene di epoca relativamente recente, non si dispone di notizie particolarmente approfondite sulla famiglia patrizia che lo fece costruire. Le ricerche d’archivio, infatti, si fermano alla seconda metà dell’Ottocento, quando – proprio questa costruzione -divenne la dimora del barone Achille Pomarici Santomasi di Gravina di Puglia.
L’utilizzazione del palazzo quale sede espositiva dell’artigianato artistico sorrentino, ha favorito la realizzazione di un progetto di restauro, particolarmente attento alla salvaguardia delle memorie storiche ed architettoniche legate al fabbricato.
Sono state rimosse, ad esempio, prima le molte parti superflue (che nel corso dei secoli erano state aggiunte alla struttura originaria) e, poi, nella successiva fase di consolidamento statico delle vecchie murature tufacee – danneggiate tra l’altro dal terremoto del 1980 – sono stati riportati alla luce i vari dettagli architettonici e decorativi dell’impianto settecentesco.
In particolare è stata valorizzata la piccola scala a sviluppo elicoidale, che collega con un’altezza di oltre dieci metri, il piano terra con il secondo piano.
L’esistenza di questa scala, costituita da scalini in tufo pipernoide, era del tutto ignorata prima dei lavori, essendo stata murata in epoca remota.
Quando sono state rimosse le tele dai soffitti per completare l’indagine strutturale, inoltre, si scoprirono i parati del Settecento in carta dipinta a mano, che ancora rivestivano l’intradosso dei vecchi solai in legno del primo e del secondo piano.
La rimozione delle tele ha evidenziato inoltre, sulle pareti di alcune stanze del secondo piano, il tratto superiore di una fascia affrescata che incorniciava il soffitto. Una lenta e minuziosa raschiatura dello strato di pittura, che ricopriva le pareti fino all’altezza delle tele ed il successivo fissaggio dei colori, ha consentito il recupero non solo degli affreschi dell’intera fascia, ma anche di quelli relativi alla zoccolatura ed alle cornici emerse lungo le pareti ed intorno ai vani di passaggio.
Al primo piano, dove tra l’altro ci sono due sale coperte da finte volte affrescate nell’Ottocento con motivi neoclassici, i parati e gli affreschi si sono presentati in condizioni precarie e con motivi decorativi diversi da quelli del secondo piano.
Il restauro del palazzo è stato completato, utilizzando per le rifiniture materiali e tecniche di lavorazione ricorrenti nella cultura architettonica locale.